I calcoli
Nell'elaborazione preliminare del loro modello, descritta su
arxiv.org, gli scienziati si sono concentrati su tre parametri: la capacità delle ossa di resistere alla compressione, la flessibilità muscolare e le oscillazioni cui sottoponiamo gli arti inferiori quando camminiamo.
Stabilito che F, cioè la forza di gravità, è data dal prodotto della massa m per la costante di accelerazione gravitazionale g (pari a 9,8 m/s²), sappiamo che la tibia umana potrebbe sopportare 90 volte g prima di sgretolarsi. Se però su questo ipotetico esopianeta volessimo camminarci, il valore andrebbe rivisto: lo stress dinamico e gli effetti di torsione abbasserebbero il limite di g sopportabile a 10. Quando però in questo sistema introduciamo i muscoli, si scopre, dicono i ricercatori, che anche un fisico allenato resisterebbe al massimo a un valore di 5 g.
Muoversi non basta: vogliamo immaginare di camminare in modo eretto. Una camminata non è altro che un insieme di cadute evitate, con un continuo spostamento di baricentro che, sulla Terra, abbiamo imparato a gestire sotto un'accelerazione di 9,8 Newton per ogni chilo di massa corporea. Un uomo dalle doti fisiche eccezionali come La Montagna, riuscirebbe forse - a fatica - a camminare in un pianeta che abbia una gravità pari a 4,6 volte quella terrestre.